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PERCHE’ TRUMP HA PAURA DI TIK TOK

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    Redazione Prima Pagina
  • 12 ago 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Zhang Yiming, nel 2014, scrive sul suo blog “L’età d’oro delle compagnie tecnologiche cinesi sta arrivando”. Dopo essere stato in visita nella Silicon Valley presso Facebook, Tesla, Airbnb ed aver assistito al grande IPO del connazionale Jack Ma negli States, con Alibaba, il giovane imprenditore cinese si è fatto portavoce dell’idea che la Cina potesse creare dei prodotti per un mercato globale, non più solo asiatico. La startup fondata da Yiming, ByteDance, è ormai il primo degli Unicorni, seguendo il gergo dei venture capitalist. Grazie a TikTok, l’app di punta della società cinese, il valore di Byte Dance si aggira sui 75 miliardi di dollari. A spaventare gli Stati Uniti, o forse solo il Presidente Trump, non sono di certo le quotazioni di mercato di TikTok. Pensate che le big five dell’hi-tech, Apple, Alphabet (Google), Microsoft, Amazon e Facebook, valgono più del Pil della Francia. Non è quindi una questione di soldi!

MONOPOLIO. Questa è la verità che gli USA nascondono, contro ogni loro principio liberista. Analizzando la storia dei social network di portata planetaria appare evidente come la libera iniziativa di aziende tech venga a scontrarsi con la grandezza ormai insormontabile delle big sopra citate. Esempio eclatante di ciò Instagram e Whatsapp, acquistate da Facebook che ha ormai assunto più di altri una posizione monopolista nel proprio settore. Non c’è possibilità alcuna, ogni nuovo player del mercato o viene acquisito o viene spinto a fallire, inghiottito dalla forza del mercato controllato dalla big tech di turno. Snapchat, con l’utilizzo rivoluzionario di filtri incentrati su realtà aumentata, è stata letteralmente mangiata da Zuckerberg, filtri copiati su Instagram e fine della competizione. Chi crolla a terra al primo colpo, vedi MySpace, viene totalmente dimenticato, chi ha la forza di rialzarsi rimane comunque troppo debole, vedi Reddit, Tumbler. Casi eccellenti di competizioni ne abbiamo comunque visti e un barlume di speranza appare ancora vedendo Twitch (Amazon) sfidare Youtube (Google), non possiamo comunque sperare in niente di più di un duopolio. In questa occasione, la lotta al monopolio appare ancora più aspra. Non sono più aziende americane a sfidarsi tra loro, osserviamo una gara olimpica molto geopoliticizzata e gli Stati Uniti dimostrano che sono disposti a tutto pur di vincerla. L’entrata a gamba tesa sul mercato da parte di Trump potrebbe essere considerata da un sociologo della storia quasi come una “trappola di Tucidide”, la tendenza di una potenza dominante a ricorrere alla forza per contenere una potenza emergente. Il governo degli Stati Uniti sta di fatto costringendo


TikTok a vendere ed indovinate a chi? Ovviamente ad una delle big five, precisamente Microsoft. L’azienda cinese dovrà per forza di cose o rinunciare al mercato americano, quindi a più di 100 milioni di utenti, o perdere il controllo della società.

Per TikTok e WeChat (della cinese Tencent) si parla proprio di un “ban”, social banditi come già viene fatto in Cina, una pratica da sempre biasimata dagli USA. Il ban sarebbe previsto il 20 settembre, dunque ci troviamo effettivamente nei giorni di un morente liberismo americano che, nel bene o nel male, ha contribuito allo sviluppo tecnologico di cui gioviamo.


Riccardo Rocchi

 
 
 

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