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Londra si prepara alla riapertura, ma sarà davvero pronta?

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    Redazione Prima Pagina
  • 3 lug 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Londra, 3 Luglio 2020 - Finalmente dopo tre mesi dalla chiusura di pubs, ristoranti e locali pubblici, l'Inghilterra si prepara a riaprire le porte al commercio.

Nonostante il Governo inglese si sia impegnato a pagare l'80% degli stipendi ai dipendenti del settore della ristorazione, molti sono stati quelli che hanno rinunciato a restare per tornare in patria data la peculiare modalità di intervento adottata per arginare i casi della pandemia. Infatti è ormai assodato che la stragrande maggioranza delle persone che lavorano nel settore dell'hospitality in UK, provenga dall'estero, e la filosofia bizarra dell "immunità di gregge" è bastata per fare i bagagli e tornare in Italia o nel proprio Paese di appartenza

Eppure proprio lo stesso Boris Johnson durante una seduta stampa, ha esortato gli italiani residenti nel Regno Unito a farvi ritorno con un simpatico quanto impacciato "Tutti benvenuti".

Ma quali sono le misure di sicurezza che prenderanno piede da domani?

I ristoranti e i pubs avranno la possibilità di ospitare clienti sia dentro che fuori nell'ottica di quello che il Governo Inglese ha chiamato “covid-secure way", misura di sicurezza, questa, che prevende un maggiore accorgimento per l'igiene della mani, maggiore ventilazione all'interno del locale, quindi possibilità di non indossare la mascherina, e prenotazioni via email o tramite i social onde evitare assembramenti di ogni tipo.

Ma basterà tutto questo a far ripartire l'economia inglese? Secondo l'indagine condotta dalla London Chamber of Commerce and Industry ( Camera di commercio e dell'industria di Londra), il 9% dei business chiuderà definitivamente a causa della crisi economica. Quasi tutti gli imprenditori hanno dichiarato di aver aderito al furlough, ossia, la cassa integrazione, per tutelare l'incolumità dei propri dipendenti e della propria attività, ma basterà questo a risanare le ferite di un'economia che ha subìto già un grande trauma dal divorzio con Bruxelles?

Ovviamente no, infatti, per il 39% di chi ha fatto ricorso alla cassa integrazione dovrà prendere in considerazione la scelta estrema di effettuare un taglio drastico del personale se la situazione attuale non vedrà alcun tipo di miglioramento.

Un altro dato che offre un' immagine più nitida della situazione economica di Londra riguarda le previsioni di ripresa. Al quesito: "Quanto ancora la pandemia potrebbe compromettere la sua attività?" Quasi la metà degli intervistati (47%) ha risposto per più di sei mesi; sei mesi o meno il 40%, due mesi per il 16% e per il 7% la risposta è stata: "solo per qualche settimana". Dati, questi, che sono strettamente collegati all'importanza del turismo, fonte fondamentale di guadagno per l'economia inglese; proprio per questo il Governo sta lavorando una strategia tutta volta a limitare perdite ancora più gravi.

Inutile poi citare la problematica del momento per eccellenza, quella appunto, dei contagi da Covid-19. Solo oggi il totale dei casi in UK ha raggiunto i 283,757 con 43,995 morti e nessun caso di guarigione registrato.

Nonostante la situazione odierna, gli inglesi si sono rivelati incapaci di aspettare, approfittando delle magnifiche giornate di sole che per tre mesi hanno caratterizzato questo pseudo-lockdown già dal primo giorno. Alcuni distretti della capitale inglese, a causa dell'alto tasso di contagi, resteranno chiusi per evitare che si ritorni al punto di partenza e per facilitare il lavoro della NHS (NATIONAL HEALTH SERVICE), il servizio sanitario inglese, che attualmente riversa in un profondo caso di difficoltà.

Quindi, è davvero giusto ripartire tenendo conto di tutti i dati appena riportati? Ma ancor di più, il mondo è davvero pronto per rischiare di non ricadere e farsi ancora più male?


Talita Giorgia Maggi

 
 
 

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