Ballate britanniche riadattate da grandi artisti: dalla musica folk rock al cantautorato italiano.
- Redazione Prima Pagina
- 5 lug 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Una delle più grandi piattaforme gratuite per ascoltare musica, sempre che non abbiate un abbonamento premium, è rappresentata da Spotify. Siamo certi che, nel bel mezzo di una ricerca spasmodica di quella canzone che ricordate a malapena, vi siate imbattuti in playlist del tipo “Rock Ballads” o “Love Ballads”. Per esempio, nella lista di canzoni che compongono la seconda possiamo trovare “Always” di Bon Jovi (1994) e “Love me Tender”, interpretata da Presley nel 1956. Canzoni diverse tra di loro che sono state concepite in due contesti socio-culturali lontani, ma pur sempre di amore si parla.
Ancora, “Love me Tender” venne concepita per Elvis a partire da una ballata sentimentale più antica “Aura Lee” (o Aura Lea), scritta all’epoca della Guerra di Secessione da George R.Poulton e W.W. Fosdick e pubblicata nel 1861, riscuotendo un discreto successo.
Come si può notare, il termine anglosassone ballad viene, a partire dal XX secolo ad oggi,spesso utilizzato per designare una canzone relativamente alla musica pop, folk e jazz. Il brano musicale è caratterizzato da un tempo lento, in cui in genere è messo in risalto il testo, non necessariamente di argomento sentimentale, ma che possiede un contenuto e una forza narrativi. Dunque, la parola ballad, che ha sostituito la definizione italiana di canzone epico-lirica,raccoglie nel suo bacino di significato molte sfumature che le hanno permesso di presenziare anche nel campo della musica moderna.
Le origini della ballata popolare sono scozzesi e si riferiscono a canzoni medievali ballabili o altrimenti dette “ballares” (dal latino “ballare”) e alla francese chanson balladée, anch’essa destinata alla danza (da precisare che il termine francese ballade sta per una forma di poesia medievale e rinascimentale francofona; con chanson balladée si intende il corrispettivo della prima in musica).
Possiamo notare come la ballata popolare sia presente, declinata in forme diverse, sia nel panorama europeo che in paesi che hanno subìto la colonizzazione europea, come per esempio nelle culture dell'ex impero britannico, in Irlanda, negli USA, nel Canada. Un esempio sorprendente è rappresentato dalle blues ballads, un mix tra lo stile musicale anglo-americano e afro-americano del XIX secolo, che spesso hanno come protagonista un anti-eroe come le canzoni su un personaggio della tradizione afro-americana John Henry.
Le prime fonti della ballata sembrerebbero risalire a manoscritti del tardo medioevo.Nel XVIII secolo studiosi e appassionati hanno cominciato a raccogliere i testi basandosi su fonti orali (storytelling, pensiamo al poema epico “Beowulf”, il più importante nella letteratura in Old English). Più tardi iniziò anche la raccolta delle musiche originali.
La ballad possiede una metrica piuttosto semplice, che si basa su strofe di quattro versi ciascuna che rimano secondo lo schema abcb o abab. Ed ecco che veniamo all’argomento principale: la ri-creazione continua delle ballate trasmesse oralmente di generazione in generazione. Per questo motivo è tutt’ora difficile datarne l’origine.
Ma com’è avvenuta la diffusione delle ballate?
A seguito dell’avvento della stampa, tra il XVI e il XIX secolo, cominciarono a circolare i cosiddetti broadsides, cioè “fogli volanti”, un foglio stampato contenente massimo due ballate al costo di 1 penny. Inoltre, i fogli potevano essere raccolti in un piccolo libro economico detto “Garland”. In questo modo le ballate raggiunsero gli strati sociali più bassi, rispecchiando molte tematiche della vita quotidiana del popolo: vicende legate alla guerra o ai fatti di cronaca, eventi politici, disastri o fatti miracolosi.
Sarà proprio per la bellezza di questi antichi componimenti narrativi in rima o per la loro capacità di variare la forma mantenendo intatta la struttura del testo, che molti musicisti dei giorni nostri hanno deciso di riproporli a modo loro.
“Are you going to Scarborough Fair?/ Parsley, sage, rosemary and thyme,/ Remember me to one who lives there, / For she/he once was a true love of mine”; “Vai alla fiera di Scarborough?/ Prezzemolo, salvia, rosmarino e timo/Saluta qualcuno che vive lì dalla mia parte/Lei una volta era il mio vero amore”.
Questo è l’incipit di “Scarborough Fair”, ballata tradizionale inglese del XVI secolo famosa per un’interpretazione magistrale di Simon & Garfunkel e prima traccia del loro terzo album “Parsley, Sage, Rosemary and Thyme” pubblicato nel 1966. Essa prende il nome dalla celebre fiera di Scarborough nello Yorkshire che raggiunse la sua massima espansione alla fine del XIV secolo, attraendo commercianti e curiosi di tutti i tipi. La fiera si tenne ogni anno fino alla fine del 1700. Oggi altre fiere si tengono in ricordo di quella di Scarborough.
Paul Simon venne a conoscenza della ballata a Londra nel 1965 grazie a Martin Carthy, un cantante folk britannico. Art Gurfunkel si occupò dell’arrangiamento a partire da un’altra canzone di Simon, “The Side of a Hill”. La versione di Scarborough Fair (Canticle) firmata Simon & Garfunkel, divenne una delle canzoni più identificative del duo dopo “The Sound of Silence”. In realtà, la canzone fu al centro di una controversia fra il duo e Martin Carthy che non fu citato fra i credits del nuovo arrangiamento. Successivamente, Simon risolse la disputa con Carthy e, come dichiarazione di pace, si esibirono insieme nel 2000 a Londra!
Nella ballata si alternano la voce di un uomo che chiede alla sua amata di compiere imprese impossibili per tornare ad essere la sua amante (“And then she'll be a true love of mine”; “E poi sarà un mio vero amore”), e quella della donna che, allo stesso modo, gli affida dei compiti cosicché egli possa avere la sua cambric shirt, una camicia senza cuciture e ricami(“When he has done and finished his work,/ Parsley, sage, rosemary and thyme, /Ask him to come for his cambric shirt,/ For then he'll be a true love of mine”; “Quando ha finito e finito il suo lavoro,/ Prezzemolo, salvia, rosmarino e timo, /Chiedigli di venire per la sua camicia cambrica,/ Solo allora sarà un mio vero amore). Simon & Garfunkel sacrificarono volontariamente alcuni versi del testo per inserire riferimenti contro la guerra come per esempio: “Generals order their soldiers to kill”/ “I generali ordinano ai soldati di uccidere”o “Washes the grave with silvery tears/ And polishes a gun”; “Lava la tomba con lacrime argentee/ E lucida una pistola”.
La ballata sembra derivare da un’altra ballata scozzese ancora più antica “Il cavaliere elfo” The Elfin Knight, contenuta nella celebre raccolta delle “Child Ballads”(1882) ad opera dello studioso statunitense Francis James Child, in cui la balladry britannica ha trovato il suo canone.
Ed è proprio da questa fondamentale enciclopedia di ballate britanniche che cantautori come Fabrizio de André hanno tratto ispirazione. Quest’ultimo, infatti, ha riadattato e suonato la ballata Geordie (Child numero 209) con una splendida traduzione in italiano collaborando con la sua ex insegnante di inglese Maureen Rix. È interessante notare che l’anno di incisione del singolo “Geordie/Amore che vieni, Amore che vai” è il 1966, stesso anno della versione di “Scarborough Fair” di Simon & Garfunkel. Ulteriori versioni della ballata del povero Geordie furono realizzate in Italia da Angelo Branduardi, i Mercanti di Liquore e…chi non ha mai ballato con la versione del mitico Gabry Ponte!
In conclusione, si potrebbe dire che la musica e la poesia davvero non hanno età e che questa forma narrativa della ballad britannica, e non solo, tutt’oggi costituisce fonte di ispirazione per gli artisti e conferma la tesi per cui per essere dei grandi, non si deve necessariamente creare qualcosa dal nulla, ma che basta personalizzare e rendere originale ciò che può far parte del passato.
Federica Paluzzi
Di seguito trovate il link di alcune versioni che potete ascoltare se siete degli appassionati del genere!
- Geordie; di Joan Baez 1962.
- La mia versione preferita di Geordie interpretata da Diane Maset.
- Martin Carthy Scarborough Fair.
- Joe Bonamassa The Ballad of John Henry.
- Iron Maiden The Rime of the Ancient Mariner.
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